Il passato non si cancella Autonomia e indipendenza sono valori supremi per una forza politica di Francesco Nucara E’ stato detto: "Ti puoi dimenticare del tuo passato, ma è il tuo passato che non si dimenticherà di te". L’amicizia è un bene prezioso e oseremmo dire un sogno che si insegue, magari, una vita e che non si riesce a realizzare. E’ chiaro che i rapporti personali, per quanto buoni possono essere, mal si conciliano con l’azione politica. Quest’ultima ne sarà certamente condizionata, per motivi vari: di stima, di sudditanza, di acquiescenza. Si è sempre condizionati nell’affrontare temi politici che coinvolgano una collettività di iscritti o di elettori, i cui interessi siano preminenti rispetto al rapporto personale. Così non è stato per noi repubblicani, almeno fino al 2000. Leggendo e rileggendo il libro di Giancarlo Galli, "Il padrone dei padroni", con sottotitolo "Enrico Cuccia e il capitalismo italiano", si può valutare come la politica del Partito Repubblicano Italiano fino al 2000 dipendesse dagli umori e dagli interessi, certamente non personali, del defunto presidente di Mediobanca. Orbene, rileggendo le pagine di questo libro, ci si rende conto del perché siano usciti dal governo nel 1991 ("mai più con la DC") e ci si rende conto altresì di come l’interesse di importanti gruppi di costruttori siciliani veniva tutelato indicando soluzioni, anche per la giunta del Comune di Milano. A cosa è servito il sacrificio di tanti padri repubblicani se poi con un colpevole silenzio si è diventati dipendenti dalla politica di Mediobanca? Servivano i congressi del PRI all’epoca o erano tutta una finzione perché "qualcuno" aveva già deciso dall’alto con chi allearsi? Cuccia muore nel 2000 e quasi contemporaneamente si sblocca il rapporto tra il PRI e Berlusconi tanto avversato dall’allora presidente di Mediobanca. A nostro avviso è questa la chiave di lettura del rapido avvicinamento alla forza politica che faceva capo all’attuale Presidente del Consiglio. Già nel 1999 Cuccia era gravemente ammalato. Un serie di avvenimenti ci inducono a pensare che l’interpretazione sia quanto meno verosimile: l’intervista a "l’Espresso" di settembre 1999, il congresso repubblicano di Chianciano di gennaio 2000 sono propedeutici allo sbocco finale della svolta di Bari, che ci portò definitivamente tra le braccia di Berlusconi. Non sappiamo se ci sia un nuovo suggeritore. Se c’è è evidente che non può essere Cesare Geronzi, visto che costui era, secondo l’allora presidente della Commissione Finanze (2001-2005), talmente incapace che avrebbe dovuto portare la contabilità della banca, dallo stesso presieduta, in tribunale. Con tanto di querele cadute, poiché il Parlamento non ha concesso l’autorizzazione a procedere. Il passato non si può sbianchettare dalla sera alla mattina. Esso rimane comunque, anche se gli animi si sono poi pacificati e si è assunta la presidenza di una società collegata a Mediobanca, come R&S. Il passato non si cancella con un tratto di penna, solo perché si pensa di essere artefice del "Terzo Polo". Il passato è passato per tutti e non sono sufficienti i plichi anonimi contenenti fotomontaggi, ritagli di giornali e lettere anonime di ignoti. Dietro queste miserie morali ci sono mandanti amorali. "Miserabbbili", secondo la dizione di Ugo La Malfa le prime e "miserabbbili" i secondi. Ci insegna Isaiah Berlin: "… ci viene spiegato che obbedire a queste Istituzioni (Chiesa, Partito, Stato. n.d.a.) significa obbedire a noi stessi, e non è pertanto affatto una schiavitù, giacché esse incarnano noi stessi nella nostra versione migliore e più saggia, e la padronanza dell’uomo su sé medesimo non è tirannia, come l’autocontrollo non è schiavitù". Se qualcuno volesse riconoscere in questo modus operandi il comportamento da me adottato durante gli anni della mia segreteria … non sarà il sottoscritto a smentirlo. |